A volte guardati con diffidenza dalle mamme, sempre amati dai bambini, in qualche caso sotto osservazione da parte delle autorità della salute. Sono i soft drink e nettari vari. E si scoprono succhi con più coloranti che frutta e drink a rischio ipertensione. Mentre Coca e Pepsi limitano il caramello. Processo alle bevande industriali e ai loro effetti sulla salute
Accusati di essere responsabili dell’infanzia che ingrassa. Banditi da ogni regola di sana alimentazione. E oggi anche tassati. Lo ha deciso, come già prima di lui le autorità danesi e francesi, il ministro della Salute Renato Balduzzi: bevande industriali, gassate e non, energy drink, succhi di frutta verranno gravati di un tributo pari a 7,16 euro ogni 100 litri, circa 2 centesimi a lattina.
Insomma, le autorità sanitarie li bocciano, ma i ragazzi li amano. E tutti, prima o poi, una lattina ce la concediamo. Probabilmente senza sapere cosa beviamo, se non altro perché ogni cola, succo o bevanda varia è in realtà una miscela di molte sostanze (a volte decine) tra aromatizzanti, coloranti, conservanti, vitamine, zuccheri, dolcificanti e molto ancora.
Così periodicamente scoppia uno scandalo su questa o quella sostanza che viene prima accusata di essere dannosa per la salute, messa sotto processo da decine di studi e poi talvolta ritirata e talvolta assolta. Comunque vada a finire, resta il fatto che è spesso molto difficile interpretare i dati sperimentali e stabilire a che dose una certa molecola può essere pericolosa. E questo spiega anche come mai, a volte, lo stesso additivo viene ritenuto innocuo in un Paese e sospetto in altri. Il risultato è quello di disorientare il consumatore, che non capisce come mai così tante sostanze sono giudicate a rischio o sicure a seconda di chi le studia. Per cercare di bere più consapevolmente, ecco allora un vademecum per scegliere fra alcune delle categorie di bevande più amate e consumate.
Caramello sotto osservazione
Coca-Cola e Pepsi Cola hanno appena modificato la composizione delle bevande colorate con caramello commercializzate negli Stati Uniti. La causa è stata una campagna del Center for Science in the Public Interest, ente no profit che nelle ultime settimane aveva più volte chiesto alla Food and Drug Administration di imporre limiti molto più bassi di quelli attuali per una sostanza che nasce dalla sintesi di alcuni caramelli (E150c e E150d), il 4-Mei (4 metil-imidazolo), inserita nel 2011 dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione nella lista delle sostanze cancerogene per gli animali e probabilmente anche per l’uomo. L’autorità americana (Fda) si era pronunciata contro il bando e alcuni esperti hanno fatto notare che le dosi che provocano tumori negli animali equivalgono a quelle che si assumerebbero bevendo circa mille lattine al giorno per 70 anni.
Tuttavia, la California ha deciso di stabilire il limite consentito della miscela incriminata in 29 grammi per lattina circa, mentre una lattina di Cola ne contiene in media 140. Il rischio, per il colosso di Atlanta e per gli altri produttori, era quello di vedersi costretti a scrivere sulle confezioni che la Cola potrebbe causare il cancro. Di qui la decisione di modificare la ricetta. Per ora i caramelli che contengono 4-Mei verranno tolti negli Stati Uniti (senza modifiche per colore e gusto), ma non è detto che questo non accada anche in Europa, soprattutto per il pronunciamento dello Iarc, difficile da ignorare.
In alternativa, potrebbe succedere quanto è avvenuto per un altro componente della Coca-Cola, il dolcificante ciclammato, vietato negli Stati Uniti perché ritenuto cancerogeno, ma permesso in Europa e in 50 Paesi tra i quali il Messico, l’Australia e il Canada: nella Coca-Cola zero europea c’è, in quella americana no. Lo Iarc, per adesso ha valutato non convincenti le prove a carico del ciclammato, usato soprattutto nelle bevande sugar free, ma lo ha messo in lista per una nuova valutazione in base a studi più recenti.
Energetici a rischio
Sarà anche vero che mettono le ali, ma sono accusati di poter indurre ipertensione, tachicardia, disidratazione, sovrappeso o obesità, oltre che di mascherare gli effetti dell’alcol, rendendo le ubriacature assai più pericolose perché meno percepite. Gli energy sono i grandi protagonisti del mercato dei soft drink degli ultimi anni da molti punti di vista: innanzitutto per le vendite, che sono arrivate a detenere il 20 per cento dell’intero mercato, con fatturati in crescita costante. E poi perché molte autorità sanitarie, nazionali e internazionali, se ne stanno occupando, con decisioni più o meno restrittive, via via che vengono pubblicati studi specifici.
Fonte: L’Espresso